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San Ginesio è un borgo dal glorioso passato e questa atmosfera la si respira anche oggi attraversando le sue vie e le sue piazze tra feritoie, camminamenti di ronda e imponenti torrioni. La sua posizione su un alto colle a ridosso dell’Appennino consente uno sguardo privilegiato sulle vette del Parco Nazionale e proprio per questo viene chiamato “Il balcone dei Sibillini”.
Stupenda cittadina situata sulla sommità di un colle dal panorama mozzafiato e con buona parte del suo territorio comunale ricompreso all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. 3800 abitanti, territorio già abitato in epoca romana, ebbe il suo periodo di maggior splendore tra il XIII e il XIV secolo quando era uno dei più potenti comuni delle Marche.
Il centro storico è interamente racchiuso nella maestosa cinta muraria, rimasta intatta dal XV secolo e con un ottimo stato di conservazione di tutte le strutture difensive ad essa collegate: torrioni, camminate, baluardi e porte castellane. Il suo monumento principale è senza alcun dubbio la maestosa Collegiata, che sorge nella piazza centrale del borgo. Al suo interno si trovano numerose opere d’arte fra cui un crocifisso ligneo e tele di Simone de Magistris, Pomarancio e (nella cripta) si ammirano gli affreschi di Lorenzo Salimbeni.
La ricca storia di San Ginesio viene ricordata ogni anno con numerosi eventi e rievocazioni storiche dall’ambientazione particolarmente suggestiva. Nel XV secolo ha dato i natali al grande giurista Alberico Gentili la cui storia si intreccia con quella di Giordano Bruno e di altri intellettuali esuli a causa dell’inquisizione. Già dal 2002 San Ginesio può vantare la bandiera arancione (marchio di qualità turistico-ambientale per i paesi dell’entroterra) e il titolo di “Borgo più bello d’Italia” nella graduatoria nazionale stilata dall’ANCI.
Alle pendici del Monte Ragnolo sorge l’eremo di San Liberato, fondato dai Signori di Brunforte, nel cui convento vennero traslate le spoglie del “Beato Liberato da Loro” che, abbracciata la regola di San Francesco d’Assisi, si ritirò in penitenza fino alla morte nell’eremo di Soffiano. Pochi sanno che all’interno della nuova chiesa (che fu chiamata proprio San Liberato) furono sepolti anche i Beati Fra’ Umile e Fra’ Pacifico, i due frati compagni del Santo, protagonisti di due capitoli dei Fioretti di San Francesco.