Loro Piceno è facilmente riconoscibile dalle colline circostanti grazie all'imponente castello alto-medioevale di Brunforte e allo sfondo dei Sibillini. Intorno alle alte mura difensive del castello si è dipanata per secoli la vita del borgo e del Comune, che tuttora è l'anima e il corpo da cui si snodano vicoli di ciottoli antichi, case e palazzi in cotto dorato, chiese ricche d’arte, musei, cantine di vino cotto. La dolcezza delle colline circostanti, la serenità del paesaggio che in lontananza ci porta fino al Gran Sasso, l'impianto urbano, fanno di Loro Piceno un luogo piacevolissimo di residenza e una apprezzata mèta turistica.

I primi insediamenti nel territorio di Loro Piceno hanno origini pre-romane; con l’avvento di Roma la zona fu al centro di un importante asse viario che collegava Urbs Salvia all’attuale Fermo passando per i colli adiacenti.

Nel medioevo il castello di Loro (Castrum Lauri) passò sotto diverse sfere di influenza: dal IX al X secolo appartenne all’Abbazia di Farfa per poi essere donato da Ludovico II al monastero di San Clemente in Casauria, successivamente si estese sul castello il controllo della vicina Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra. Dal XIII secolo Loro passò sotto il controllo di Fermo, che non fu mai accettato supinamente dai Loresi e spesso si ebbero controversie tra i nobili locali e quelli fermani. Solo dal 1821 il comune di Loro ebbe la possibilità di eleggere un podestà del luogo.

Molti cittadini loresi parteciparono ai moti risorgimentali che portarono all’unificazione d’Italia e nel 1863 il consiglio comunale votò il cambiamento del nome da Loro all’attuale Loro Piceno. Raggiunta finalmente una duratura stabilità ed indipendenza politica il comune ebbe un notevole sviluppo demografico ed economico.

 

Per tutti gli abitanti della provincia di Macerata, ma anche per i turisti che vi soggiornano per più di dieci minuti, Loro Piceno è Il Paese del Vino Cotto. Questo prodotto ha una storia antichissima: già nel I secolo a.C. Plinio il Vecchio lo annoverava tra le più antiche e ricercate bevande prodotte in Italia. I patrizi romani concludevano con il vino cotto i loro lauti banchetti. A sostegno del legame tra Loro Piceno e il Vino Cotto possono essere portati non solo opere e componimenti poetici e letterati di autori locali, ma soprattutto un comune convincimento diffuso tra la gente marchigiana.

 

Il tipico colore del vino cotto è ambrato (da sempre si afferma che un buon vino cotto debba avere il colore dell’occhio del gallo), il profumo fruttato e al palato ha un sapore gradevole ed equilibrato, queste caratteristiche variano leggermente sulla base delle uve utilizzate e dell’invecchiamento.

 

Il vino cotto ha fatto parte per secoli della vita e della cultura contadina delle zone interessate ed era prodotto esportato all’estero in gran quantità. Il connubio che lega il vino cotto alla città di Loro Piceno è confermato anche da particolari accorgimenti architettonici presenti nei palazzi padronali del paese atti ad ottimizzare la pigiatura dell’uva e la bollitura del mosto. Il processo di vinificazione è rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli ed è ben rappresentato nel locale Museo del Vino Cotto situato negli spazi all’interno del suggestivo chiostro della chiesa di San Francesco. Nel museo sono raccolti tutti gli attrezzi necessari per la produzione del vino ed è possibile effettuare delle degustazioni.

 

Loro Piceno celebra dal 1948 il suo prodotto più famoso con una manifestazione ricca di appuntamenti culturali ed all’insegna dell’enogastronomia, nel mese di agosto si svolge infatti la Sagra del Vino Cotto, oggi Vino Cotto Festival, appuntamento che richiama migliaia di appassionati da tutto il centro Italia.

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